Famiglie solofrane
Papa
Il ceppo dei Papa è ben definito e molto limitato. La prima
menzione è quella nell'elenco delle famiglie "civili" di Solofra
all’inizio del XIV secolo.
Nel 1458 c’è un Giovanni, "vicecomes"
e delegato regio a Montoro. In questo secolo risale
Il ceppo era impiantato tra le Fontane sottane e il Sortito
con Pietro e i figli. Tra i suoi membri c’è un "honorabilis",
Salvatore, che partecipò alla stesura degli Statuti.
Importante è il ven. Paolo che era canonico della Collegiata e secondo primicerio. Fu
procuratore di Giovanni Zurlo per tutti i redditi che l’abate aveva sulle
chiese di Solofra. Gestiva la Cappella della Natività, era rettore di S. Agata e S. Andrea. Morì nel 1563.
La famiglia svolge attività finanziarie con la gestione delle
terre delle chiese ad opera dei numerosi sacerdoti presenti in essa tra cui Parmisano, cappellano e presbitero di S. Agata, Carlo e
Lucio ujd, Salvatore ujd.
Vari membri sono giudici nella curia locale: Altobello, Ottaviano,
Salvatore. Mario è esattpre dei fuochi assenti.
Partecipano alle attività mercantili: Francesco con una società
per la raccolta e la vendita di vischio, Alessandro, Santolo, Marco con le
scarpe, Alfonso e Catanio col commercio dei cavalli, Pietro con le pelli
porcine e caprine, Tommaso con la carne salata
XVII
Salvatore
importante figura di sacerdote. Fu primicerio della Collegiata, nominato nel
1594. Conseguì la laurea in ujd nel 1590 per poter
ottenere la nomina secondo i dettami del Concilio di Trento. Si impegnò a
difendere i diritti del Capitolo della Collegiata sia contro i gabellieri che
contro il feudatario. Nel 1606 ottenne che le immunità del clero fossero
riconosciute al sacerdote Giovanni Giliberti, ed ancora nel 1607 difese le
franchigie spettanti al clero, così pure nel 1610. Si scontrò nel 1604 contro
i fratelli Vigilante che si erano opposti a che l'Universitas
aumentasse la retta al predicatore. Si trattò di difendere la consuetudine di
avere predicatori di fama nelle feste religiose e nelle occasioni solenni
come quella del patrono, che prese corpo anche in questa occasione. Il
primicerio fu pure molto sensibile ai problemi del lavoro ottenendo presso F. Scandone, Documenti per la storia dei Comuni dell'Irpinia, Avellino, 1956; G. Crisci, Il cammino della chiesa salernitana, I, Roma, 1975. |
Poche sono le famiglie in questo secolo: Donato e Giacoma Murena
con i figli Onofrio, Marco e Giovan Battista.
Albenzio e Geronima Buongiorno con Desiderio. Donato e Costanza Pirolo con
Carmine Pasquale, Sebastiano e Giovanni. Alfonso e Lucrezia Vigilante con Abundanzio e Scipione. Paolo e Agostina Pandolfelli con i
figli Giovan Battista, Giuseppe, Gaetano.
Marco e Grazia Guarino con Giovan
Francesco. Salvatore e Francesca Tura con Alfonso. Donato e Beatrice de Maio
con Giuseppe. Alessandro e Ursula Ronca con Nicolantonio, Marco Filippo,
Francesco e Nicola. Nunziante e Laura Giliberti con Giacomo, Francesco,
Leonardo. Abundanzio e Giustiniana Grimaldi con
Salvatore, Gaspare, Filippo, Libero e Ciriaco. Michelelangelo
e Cecilia Giannattasio nascono con Mario e Giovan
Carmine.
La famiglia entra nelle attività finanziarie della Provincia con
un arrendamento dell'Università di Lioni.
Il sacerdote Marco è beneficiario della Cappella della SS. Trinità.
Monte della famiglia eretto da
Salvatore.
XVIII
Nel catasto onciario del 1754 sono recensite le seguenti famiglie:
Cupa-Toppolo-Capopiazza
Alessandro, possidente eletto nel governo
della Universitas, sposato con Vittoria Ronca col
figlio Nicola (possidente di 56 anni) e Beatrice (50 anni), con i nipoti Felice
(negoziante di 21 anni) e Anna Rosa (23 anni). Abitazione palazziata
con 10 soprani e 5 sottani, gioardino murato, giardino
contiguo, terreno arborato, ivi, selva castagnle
detta Forno di Pellone, terreno sterile con olivi a
le Petrare, bottega alla Piazza. Niccolò impegna
nelle mercanzie 150 ducati.
Giuseppe, mercante di Capopiazza, sposato con Cecilia Garzillo con i figli
Vitantonio (50 anni), Gabriele (47 anni), Michele Arcangelo (30 anni) e Nicola
Antonio (24 anni), Livio (sacerdote), Carmine
(conciapelli di 24 anni). Abitazione propria a Capopiazza.
Possiede una vigna al Castello del patrimonio del figlio.
Marco, agrimensore di 65 anni, sposato
con Dorotea Maffei (55 anni) con i figli Giovanna Vittoria (suora di clausura
di 26 anni), Michele (di 20 anni), Maria (di 23 anni), Tommaso Giliberti (denero di 33 anni), Vittoria (nipote di 2 anni), Anna
Teresa (nipote di 1 anno), col fratello Francesco Antonio
(sacerdote di 55 anni). Abitazione patrimoniale del sacerdote, un divisorio di
case al Toro con cortile, cisterna e giardino della eredità della moglie, una
vigna arborata con viti latine e frutti, una selva castagnale
in località sotto le Vene, una selva castagnale ai Serroni. Impegna nella sua industria col ducati 500. Beni
del sacerdote Francesco Antonio: un terreno arborato a Caposolofra,
un terreno seminatorio ivi, una selva castagnale detta selva di Nuzzo, altra selva detta Le croci
dei Cappuccini, , vigna con olivi, al Castello. Vari
censi a carico del Beneficio di S.
Lorenzo e della Natività. Possiede 29 vitelli a soccia.
Giovan Battista sposato
con Orsilia Murena, con i figli Paolo (50 anni),
Filippo Antonio (51 anni), Bonaventura (49 anni), Angela Maria (48 anni), Domenica, Agnese e Lucrezio Tommaso (35 anni).
Donato, ujd,
con i figli Paolo, sacerdote (1711-1801) e Agostino (1715). Donato partecipa al
governo della Universitas. Il figlio Paolo, ujd, ha di patrimonio: una casa di più stanze, una selva castagnale al Forno di Pellone,
un terreno seminativo ivi. Pesi a favore della Cappella degli Afflitti, della
chiesa dell'Ascensione, della chiesa di S. Maria delle Grazie.
.
Paolo fu sacerdote e canonico della Collegiata molto dotto, godette
della dignità di Protonotario apostolico. Fu nominato primicerio il 9 agosto
del 1764. La sua Bolla di nomina fu la prima ad essere munita di Regio
Exequatur, dopo le difficoltà avute dal Capitolo della Collegiata che dovette
dimostrare nel 1785, il carattere che il Collegio aveva avuto fin dalla sua
fondazione che ebbe positiva soluzione. Il Papa ebbe varie questioni di
carattere amministrativo, riguardante le entrate e la tutela dei lasciti del
Monte dei Morti, di altre Congreghe, di Patronati di Cappelle e di Benefici.
In questo periodo infatti ci fu una specie di braccio di ferro tra l'autorità
regia e quella ecclesiale. A Solofra, malgrado le decisioni del re che nel
1785 aveva stabilito il comportamento del clero e le insegne di cui dovevano
adornarsi, i parroci e gli ebdomadari continuavano ad usare insegne non
autorizzate. Era un tipo di resistenza contro il potere civile poiché le
insegne erano state concesse dall'autorità ecclesiastica, l'Arcivescovo, e
non erano state ratificare dal re, in tal modo erano senza effetto. Poiché
però la chiesa aveva accettato il nuovo ordinamento non si poteva consentire
che l'uso continuasse, cosa che era un abuso. Nel 1797 |
.F. Garzilli.
Questa famiglia ebbe il jus della Cappella
di San Lorenzo.
Caposolofra
Filippo, negoziante di pellame di
35 anni, sposato con Rubina Giliberti. Abitazione propria di molte stanze
alcune affittate ad altri, giardino, in parte a viti latine. Impiega nella sua
industria 500 ducati. Vari pesi a favore del Monastero di S. Domenico e della
Confraternita dell'Assunta.
Da questa famiglia:
Michele di Filippo sposato con
Lucia Grimaldi, con i figli Filippo Gaetano (1772) e Donato (1774).
Donato Antonio di Michele
(1774), sposato con Carmina Pandolfelli, con i figli Nicola (1800), Gregorio
(1801), Felice (1811), Emanuela (1812), Emanuele (1814) e Giovan
Battista (1819).
Nicola nato nel 1800, fu
canonico della Collegiata, giudicato di "ottima" condotta morale e
"molta scienza".
Alla fine del secolo in questa famiglia si sviluppò una tendenza
rivoluzionaria.
Filippo di
Michele, sarto, fu un giacobino nella rivoluzione del 1799 |
Il Monte
della famiglia, eretto da Salvatore, è amministrato da Marco e Ciriaco Papa
(1741)
Emanuele (1814) sposato con Carolina Guarino con i
figli Donato (1847), Nicola (1851), Agnese (1854) e Teresa (1857).
Nicola di Emanuele, sposato con
Anna Rubino, con i figli Emanuele (1887) e
Donato (1890, sposa Ottavia Giliberti ed ha Anna nel 1922).
Emanuele di Nicola, sposato con Olga Pepe, con i
figli Annamaria (1911), Egle (1913), Nicola (1917).
Emanuele Papa (Solofra
1887-Avellino 1956), professore di matematica e socialista, passato dal
riformismo al rivoluzionarismo, riuscì a soppiantare alla Provincia il forte
compaesano Eugenio Giliberti. Fu preside dell’Istituto Magistrale Imbriani di
Avellino.
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Lorenzo, mercante di 35 anni,
sposato con Rosolina Garzillo, con i figli Basilia (16 anni), Giovan Battista (studente di 14 anni), Nicola Antonio (13
anni), Michelangelo (3 anni), Felice (2 anni), Donato Antonio (1 anno).
Abitazione propria con molte stanze, orto, un sottano uso bottega, due giardini
al Forno di Pellone. Deve avere ducati 150 per dote
moglie dagli eredi di Antonio Garzilli. Impegna in diverse mercanzie 800
ducati. Pesi a favore del Monastero di S. Domenico e della Confraternita
dell'Annunziata.
Michele, battargento
di 32 anni, sposato con Cecilia Guarino nascono Vitantonio nel 1711, Francesca
nel 1713, Salvatore nel 1715, Nicola Francesco nel 1718, Carmine Filippo nel
1722, Carmine Felice nel 1725 e Nicola Antonio nel 1742.
Michele, battargento,
sposato con Maria Garzillo, con i figli Nicola Antonio (11 anni), Anna Rosa (8
anni), Giuseppe (5 anni). Abitazione propria dotale con vani soprani e sottani.
Toppolo
Vi abita la famiglia di Marco fu Pasquale (1746-1796).
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1890-1973
Generale dell’Esercito italiano
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