Una
peregrinatio Mariae in Irpinia
Proposta
dal Movimento Domenicano del Rosario
Dal
nord al sud
Un viaggio della
Madonna in visita tra città e paesi nel 1948 per ottenere il mantenimento della
pace dopo gli anni di guerra ed affinché dall’Italia si allontanasse il
pericolo comunista che incombeva.
La statua della
Madonna venne affidata ad alcuni fedeli che si
preoccuparono del suo trasporto, su carri tirati o su camion addobbati nei vari
centri interessati alla visita. Questi ne avevano
fatto richiesta precedentemente ed erano entrati in una lista che vennne aggiornata poiché il viaggio si allargò a molte
altre contrade. In alcuni luoghi si fece solo una benedizione in un posto
elevato che dominava la zona
Così viene descritta
Quando Da secoli il mese di settembre è dedicato al
pellegrinaggio ( Eppure c’è stato un periodo durante il quale è stata L’allora
Vescovo di Avellino, Guido Luigi Bentivoglio,
aveva fatto il suo ingresso nella diocesi nel novembre del 1939, scegliendo
come motto per la sua missione pastorale Ad Iesum
per Mariam. Promotore del Primo Congresso
Mariano diocesano nel 1946, egli intendeva fare della peregrinatio una prosecuzione
del Congresso Mariano. La sua idea incontrò il favore entusiastico di un’autorevole
personalità di allora, l’abate di Montevergine
Ramiro Giuseppe Marcone, che acconsentì affinché
una copia di grandi dimensioni ( L’annuncio
del vescovo fu dato l’8 febbraio del 1948, anche
mediante manifesti affissi alle porte delle chiese e per le strade: “Ed ora Il
14 febbraio, in una mattina fredda e ventosa, il Partenio
ricoperto di neve, accompagnata da monsignor Bentivoglio,
dall’abate Marcone (1918-1952), il quadro lasciò il
Palazzo abbaziale di Loreto. Prima tappa, dopo Valle, fu
Nonostante
il freddo, la gente accorse numerosissima:
preghiere, canti, fiori, coperte ai balconi, torce di pece per far luce
durante il cammino, fuochi d’artificio. Ad Atripalda,
su richiesta dei fedeli, iniziarono le veglie
eucaristiche e mariane: di giorno c’erano donne, anziani e bambini, di notte
gli uomini. A mezzanotte e mezza cominciava la celebrazione della Santa
Messa. E sempre più numerose giungevano da parte delle comunità le richieste
di ospitare l’icona, che infatti superò i confini
stabiliti toccando le diocesi di Salerno: durante Quale
fu lo scopo dell’iniziativa? Lo stesso Bentivoglio
ad Atripalda raccontò che ebbe l’ispirazione
mentre celebrava Ma
fu solo l’intento religioso a spingere verso la peregrinatio? Il dubbio non
tardò a manifestarsi, poiché erano prossime le elezioni più importanti della
storia repubblicana italiana, (18 aprile 1948), quelle che avrebbero
determinato il futuro della nazione. Il
ventuno febbraio una nota del Corriere dell’Irpinia
diceva: “Rileviamo che molte insinuazioni d’ordine politico-speculativo sono
state ingenerate da chi vorrebbe dalla religiosa cerimonia trarre i materiali
vantaggi per le prossime battaglie elettorali. A costoro si risponde che è
fuori posto e da vile sacrilegio sfruttare un avvenimento tradizionale che
vuole rivestire il carattere di profonda e sentita religiosità, per delle
finalità che esulano dal campo della buona fede ed entrano in quelli della
più insana propaganda”. Tuttavia, a Mirabella Eclano il diciassette aprile, nella sua omelia il vescovo
disse: “Nostra, cioè di Dio, sarà la vittoria; anzi
vi dico che grande sarà oggi la nostra vittoria, cioè la vittoria di Dio,
perché è Maria che vincerà. Guardatela, fissate i vostri sguardi in quegli
occhi così penetranti e materni e fate come Ella vi
dirà”. Le
elezioni videro una schiacciante affermazione della Democrazia Cristiana in
provincia (111.155 voti contro i 45.848 ottenuti dal Fronte Popolare). La
vittoria venne festeggiata negli ambienti cattolici
come La vittoria di Maria. Né l’abate Marcone si
discostò da questa analisi: “Una nazione dove Maria
trova ancora tanti cuori che si lasciano trarre del suo sorriso materno, non
poteva non esperimentare la sua potente intercessione in questa recente lotta
elettorale, nella quale era in pericolo la stessa civiltà cristiana. Maria ha
salvato l’Italia”. Antonietta
Favati |
(da “Il Corriere” periodico di Avellino diretto da
Gianni Festa)
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