Una peregrinatio Mariae in Irpinia

 

Proposta dal Movimento Domenicano del Rosario

 

Dal nord al sud la Vergine visita tutta l’Italia

 

 

Un viaggio della Madonna in visita tra città e paesi nel 1948 per ottenere il mantenimento della pace dopo gli anni di guerra ed affinché dall’Italia si allontanasse il pericolo comunista che incombeva.

 

La Madonna Pellegrina nella sembianze della effigie della Madonna bruna di Montevergine giunse in vari paesi della provincia irpina che vennero consacrati al cuore di Maria.

 

La statua della Madonna venne affidata ad alcuni fedeli che si preoccuparono del suo trasporto, su carri tirati o su camion addobbati nei vari centri interessati alla visita. Questi ne avevano fatto richiesta precedentemente ed erano entrati in una lista che vennne aggiornata poiché il viaggio si allargò a molte altre contrade. In alcuni luoghi si fece solo una benedizione in un posto elevato che dominava la zona

La Madonna si fermava nella chiesa per poche o più ore, o per la notte.

 

Così viene descritta la Peregrinatio che interessò Solofra.

 

La Immagine della Madonna di Montevergine giunse a Solofra il giorno di Pasqua del 1948.

 

 

 

Quando la Vergine aiutò la Dc 

Da secoli il mese di settembre è dedicato al pellegrinaggio (la Juta) alla Madonna di Montevergine con i fedeli, spesso scalzi, che salivano lungo la strada che conduce al santuario per inginocchiarsi dinanzi all’immagine della Madre di Dio e rivolgersi a Lei, fiduciosi del suo aiuto.

Eppure c’è stato un periodo durante il quale è stata la Madonna Bruna a visitare e consolare i suoi figli: era l’anno 1948.

L’allora Vescovo di Avellino, Guido Luigi Bentivoglio, aveva fatto il suo ingresso nella diocesi nel novembre del 1939, scegliendo come motto per la sua missione pastorale Ad Iesum per Mariam. Promotore del Primo Congresso Mariano diocesano nel 1946, egli intendeva fare della peregrinatio una prosecuzione del Congresso Mariano. La sua idea incontrò il favore entusiastico di un’autorevole personalità di allora, l’abate di Montevergine Ramiro Giuseppe Marcone, che acconsentì affinché una copia di grandi dimensioni (2,30 metri per 1,30) della sacra immagine di Montevergine, dipinta da Padre Donato Cessari, percorresse i paesi delle diocesi di Montevergine e di Avellino.

L’annuncio del vescovo fu dato l’8 febbraio del 1948, anche mediante manifesti affissi alle porte delle chiese e per le strade: “Ed ora la Madre e Regina viene a voi! Viene, direi quasi, a restituire la visita a voi, che tante e tante volte andaste a visitarla, come una mamma che, piena di affetto, si reca a ritrovare i suoi figli lontani, per farli felici con la sua presenza, per stringerli ancora al suo cuore. […] Viene col suo sorriso celestiale e con la regale maestà a portarvi la sua materna benedizione ed a spandere tra voi le sue grazie ed i suoi favori”.

Il 14 febbraio, in una mattina fredda e ventosa, il Partenio ricoperto di neve, accompagnata da monsignor Bentivoglio, dall’abate Marcone (1918-1952), il quadro lasciò il Palazzo abbaziale di Loreto. Prima tappa, dopo Valle, fu la Casa di riposo Rubilli, scelta non casuale in quanto la Madonna andava pellegrina per consolare soprattutto i più deboli. Da lì fu portata nelle varie parrocchie della città, sostando per ventiquattro ore in ciascuna di esse: il Rosario, la Trinità, il Duomo, Santa Maria di Costantinopoli, San Francesco d’Assisi, alla Ferrovia, da dove proseguì per Atripalda.

Nonostante il freddo, la gente accorse numerosissima: preghiere, canti, fiori, coperte ai balconi, torce di pece per far luce durante il cammino, fuochi d’artificio. Ad Atripalda, su richiesta dei fedeli, iniziarono le veglie eucaristiche e mariane: di giorno c’erano donne, anziani e bambini, di notte gli uomini. A mezzanotte e mezza cominciava la celebrazione della Santa Messa. E sempre più numerose giungevano da parte delle comunità le richieste di ospitare l’icona, che infatti superò i confini stabiliti toccando le diocesi di Salerno: durante la Settimana Santa percorse le tante frazioni di Serino, per essere ospitata a Solofra il giorno di Pasqua; ma andò ben oltre, raggiungendo Eboli, Battipaglia e Campagna; quindi fu la volta delle diocesi di Nusco, di Ariano Irpino e di Nola. L’immagine della Madonna avrebbe dovuto visitare ventinove Comuni, alla fine furono quasi cento, fino a quando, il quattro luglio, ritornò trionfalmente a Montevergine, dopo ben centoquaranta giorni di peregrinatio.

Quale fu lo scopo dell’iniziativa? Lo stesso Bentivoglio ad Atripalda raccontò che ebbe l’ispirazione mentre celebrava la Santa Messa a Fatima, in occasione del trentesimo anniversario dell’apparizione della Madonna, guardando la statua che sarebbe partita di lì a poco per le varie nazioni europee.

Ma fu solo l’intento religioso a spingere verso la peregrinatio? Il dubbio non tardò a manifestarsi, poiché erano prossime le elezioni più importanti della storia repubblicana italiana, (18 aprile 1948), quelle che avrebbero determinato il futuro della nazione.

Il ventuno febbraio una nota del Corriere dell’Irpinia diceva: “Rileviamo che molte insinuazioni d’ordine politico-speculativo sono state ingenerate da chi vorrebbe dalla religiosa cerimonia trarre i materiali vantaggi per le prossime battaglie elettorali. A costoro si risponde che è fuori posto e da vile sacrilegio sfruttare un avvenimento tradizionale che vuole rivestire il carattere di profonda e sentita religiosità, per delle finalità che esulano dal campo della buona fede ed entrano in quelli della più insana propaganda”. Tuttavia, a Mirabella Eclano il diciassette aprile, nella sua omelia il vescovo disse: “Nostra, cioè di Dio, sarà la vittoria; anzi vi dico che grande sarà oggi la nostra vittoria, cioè la vittoria di Dio, perché è Maria che vincerà. Guardatela, fissate i vostri sguardi in quegli occhi così penetranti e materni e fate come Ella vi dirà”.

Le elezioni videro una schiacciante affermazione della Democrazia Cristiana in provincia (111.155 voti contro i 45.848 ottenuti dal Fronte Popolare). La vittoria venne festeggiata negli ambienti cattolici come La vittoria di Maria. Né l’abate Marcone si discostò da questa analisi: “Una nazione dove Maria trova ancora tanti cuori che si lasciano trarre del suo sorriso materno, non poteva non esperimentare la sua potente intercessione in questa recente lotta elettorale, nella quale era in pericolo la stessa civiltà cristiana. Maria ha salvato l’Italia”.

Antonietta Favati

(da “Il Corriere” periodico di Avellino diretto da Gianni Festa)

 

 

 

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