La
piazza di San Michele di Solofra
di
Achille Vianelli
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Questa
rivista inglese nel 1858 pubblicò in prima pagina questa opera di Achille
Vianelli
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È una xilografia fatta
dall’artista nel 1844 dove c’è una diversa disposizione delle figure
La immagine ha questo titolo Piazza di Solofra, at Salerno non ha
alcuna indicazione dell’autore ed è a corredo della notizia, riportata sul
retro del foglio, di un terremoto che aveva colpito nel dicembre del 1857
Napoli e distrutto molti palazzi di Salerno.
Il documento che qui si riporta è stato fornito
dall’imprenditore solofrano Felice Maffei della conceria "Il
Triangolo".
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La stessa immagine fu pubblicata
anche a Parigi dalla rivista "Universe Illustré" (1870-1872 circa) con lo stesso titolo.
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Ecco
un’altra xilografia di A. Vianelli proveniente dall’Archivio
del
conte Francesco Garzilli.
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L’opera ha questo titolo: Piazza di Solofra (1844). |
Questa
opera è stata pubblicata in M. De Maio, L’ottimismo dell’umanità. Viaggio
nella poesia di Carmine Troisi, Salerno, 1984.
Ha trovato poi altre collocazioni in
pubblicazioni e stampe.
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Achille Vianelli
Nacque
a Porto San Maurizio nel 1803 e visse a Napoli e dal
Nelle
sue opere egli mise "la vita del popolo napoletano, nelle sue
manifestazioni collettive, nei suoi tipi singoli, con i loro gesti e i loro
cenci pittoreschi". "Le sue scene non sono osservate con la freddezza
naturalistica di chi si propone il documento o con la mano stanca di chi
attende al mestiere. Dietro la sua matita che prende rapidi appunti da
trasferire sulla piastra cuprea, c’è l’occhio attento affettuoso e ironico al
tempo stesso di uno che, oltre a sapere il fatto suo come artista, ha inteso
addentrarsi nello spirito meno appariscente delle persone e delle cose e questo
spirito mette in luce nel disegno. Le scene del Vianelli non sono veri e propri
documentari nello stretto senso fotografico. Sono figure vive e aderenti alla
realtà. La piccola quotidiana epopea del popolo meridionale ha trovato così non
solo il delizioso descrittore grafico, ma anche un munifico donatore di temi
poetici. Un aspetto della sua opera è la sua visione e interpretazione del
paesaggio campano (Gino Doria, Le scene napoletane di Achille Vianelli,
in "Il Fuidoro", 1955).
Mario
Rotili curò nel 1954 una mostra nel Museo del Sannio
e la pubblicazione di un Catalogo dal titolo Achille Vianelli: catalogo della mostra
celebrativa, Napoli, Casella 1954.
Nacque
intorno nel secondo ventennio del XIX secolo e fu attiva fino al 1850. Fu una
corrente pittorica che si sviluppò attorno ad un gruppo di pittori attorno ad
Antonio Pitloo (1791-1837) un artista olandese
presenta a Napoli fin dal 1815. Accolse artisti che si dedicarono ad una
pittura del paesaggio con opere realizzate in formato piccolo che riproducono
scene di Napoli del suo hinterland e si allargano ad un territorio più ampio
che comprende Cava, Caserta e la provincia di Avellino.
La
pittura a Napoli faceva parte di una tradizione che risaliva al con Salvator
Rosa e che nel Settecento ebbe due filoni uno che rispondeva al il gusto dello
scenografico (ne fu protagonista Filippo Hackert) e
al vedutismo turistico. Du questo secondo filone fu
protagonista Paolo Fabris che introdusse a Napoli la tecnica detta gouache,
caratteristica di una grandissima parte della produzione partenopea. I paesaggi
realizzati con questa tecnica furono oggetto dell’interesse dei turisti che in
questo secolo avevano il Napoletano (Napoli, il Vesuvio, gli scavi di Pompei e
di Ercolano, le isole del golfo) come tappa obbligata dei loro viaggi.
Antonio
Pitloo in questa tradizione della pittura di paesaggio
introdusse una novità: il disegno dal vero e la resa degli effetti di luce e di
colore. Dopo la morte del Pitloo, il protagonista di
questa scuola fu Giacinto Gigante (1806-1876). Tra i protagonisti di questa
scuola c’è Achille Vianelli la cui pittura fu un interessante documento
iconografico per scoprire l’aspetto ottocentesco di luoghi ancora esistenti o
scomparsi.
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