La processione
Numerosa è la gente. É una massa
di persone e di colori: passeggiano, sorridono, conversano, si fermano vicino
alle bancarelle (affluite da tutto il circondario), salutano quelli che non vedono
da tempo e venuti da lontano per onorare il loro glorioso Arcangelo.
Fanno spicco, come altrove del
resto, i grappoli dei palloncini multicolori, che appesi ad un filo si librano
nell’aria, pencolano e continuamente si spostano.
Folla, bancarelle, luminarie,
palloncini sono gli elementi di una fastosa tela, completata da una cornice
fantastica: l’atmosfera dell’entusiasmo e del frastuono delle voci, che si
intrecciano con il suono dei giocattoli del bambino, con la musica emessa dai
vari giradischi e mangiacassette.
Quadro, che non è mai statico e
che, a mo’ di caleidoscopio continuamente cambia immagine e disegno, cambia
suoni e rumori.
Ma soprattutto la fantasia e la
gioia di tutti è il companatico, che accompagna il trascorrere delle ore in
attesa del grande eveneto: la Processione.
Lo scampanio festoso che giunge
dalla chiesa grande riempie l’aria, che si fa più brillante ed il cielo più
luminoso.
É il momento più solenne e
commovente: esce dalla Collegiata il nostro bel San Michele.
É anticipato da una schiera di
Santi, che gli fanno corona: è la sua corte e il suo trionfo.
La gagliarda statua di San
Taddeo armato di scure, la ieratica immagine di San Vincenzo, il serafico
simulacro di San Francesco d’Assisi, il miracoloso Sant’Antonio, il piccolo San
Luigi Gonzaga, il minuscolo San Giovanni e San Rocco, secondo patrono di
Solofra annunciano ai fedeli il Principe celeste, che, fulgido e splendente,
tutto coperto d’oro (spada, catena, collare e casco del prezioso metallo)
avanza maestoso e fa oscillare il pennacchio bianco del suo cimiero.
L’Arcangelo risplende, mentre ai suoi piedi il nero Lucifero sprizza rabbia e
timore. La statua è portata a spalla da robusti facchini, in divisa a strisce
verticali bianche e azzurre.
Avanti al Santo vanno i chierichetti
e le Associazioni cattoliche, i preti e con paramenti d’oro, il Primicerio.
Affiancano il patrono le guardie municipali in grande uniforme e i carabinieri
con la lucerna sormontata dal pennacchio rosso e blu.
Dietro c’è il Palio ricamato in
oro. Seguono le autorità, i mastri di festa e le bande musicali.
Si snoda infine il lungo corteo
dei fedeli: sono giovani e vecchi, maschi e femmine; alcuni scalzi, alcuni
recanti un cero votivo; altri oranti, altri partecipanti commossi. Intanto
suonano le bande e le note emanate dagli ottoni dai tamburi diffondono dolci
motivi di chiesa. Quando esse tacciono, sono i fedeli a cantare l’inno di San
Michele, inno tramandato da generazioni, le cui parole sono lodi e
ringraziamenti per l’Arcangelo: sono espressione di fede del popolo.
La processione di snoda per le
vie cittadine ed ogni rione si esibisce con la grossa “batteria” di fuochi
pirotecnici, e, da quando ricordo, è stato sempre il quartiere “Volpi” ad
averla vinta: i botti sono potenti e sonori, durano a lungo e rimbombano per
tutta la valle, accrescendo nell’animo dei Solofrani la fede, la fierezza e la
festosità.