I ROMANI A SOLOFRA

 

I Romani abitarono la conca di Solofra quando si impiantarono sulle terre degli Hirpini.

 

Il tratturo fluviale fu trasformato in una via romana, lungo la quale furono costruite diverse taverne dove si fermavano i mercanti (il passo infatti prese il nome di Taverna-Castelluccia).

Fu messo un posto di blocco per il pagamento di una tassa, il rotarico che era riscossa nel punto in cui la strada si univa a quella che andava a Salerno, dove si formò un centro abitato che si chiamò Rota (in seguito sarà S. Severino).

La strada che si chiamò via antica qui badit ad Sancta Agathe mise in comunicazione Salerno ed Abellinum (Atripalda).

 

 

La via romana Abellinum Salernum

 

detta

Via antiqua qui badit ad Sancta Agate

 

L’insediamento romano occupò la parte bassa della conca e fece parte di quello più grande di Montoro. Qui sorsero le villae romanae, cioè fattorie abitate da contadini-soldati che avevano il doppio ruolo di difendere le terre e di coltivarle.

La più grande di queste abitazioni rustiche romane fu quella di Tofola di S. Agata e si trovava sotto Castelluccia.

 

Il sito archeologico solofrano di Tofola con i resti della villa rustica

 

Le villae avevano la caratteristica struttura delle case romane, costituite da un’unica entrata, che portava in un cortile centrale, su cui si affacciavano le camere, e dove c’era anche l’orto, il tutto protetto da un muro di cinta.

Castelluccia continuò ad essere un punto fortificato perché anche i Romani controllavano da posti alti le loro vie di comunicazione.

 

 

 

Lo sperone roccioso di Castelluccia visto da Tofola.

Una naturale arx, sannita e poi romana dominante la via antiqua di S. Agata

 

Con i traffici di questo periodo si formarono alcuni toponimi del passo di Castelluccia:

fornaci si riferisce all’uso di questo popolo di porre l’industria laterizia per la costruzione dei mattoni nei pressi dei loro abitati;

taverna posti romani di sosta lungo le vie;

sferracavallo indica lo sforzo a cui erano sottoposti i cavalli lungo la salita;

campo castello denota una zona di raccolta ai piedi di Castelluccia;

taverna dei pioppi richiama questi luoghi di sosta;

tofola deriva da tofa che è una tromba pastorale.

 

Un’attività romana

 

La località Fornaci con ricchi depositi cretosi lungo la strada di Castelluccia

 

 

 

 

Nel II secolo a. C., con la riforma agraria fatta dai Gracchi, molti cittadini romani occuparono l’ager romanus nelle terre irpine, e, quando il generale romano Lucio Cornelio Silla tornò dall’Oriente, assegnò molte di queste terre ai suoi militari, che si insediarono nel territorio di Abellinum formando una colonia, che si chiamò

Veneria Abellinatum

in onore di Venere, protettrice di Silla, che aveva come confini i monti di Solofra e la pianura di Montoro.

 

Nel I secolo d. C. la colonia fu ampliata dall’imperatore Augusto che vi aggiunse il nome della moglie Livia, per cui la colonia divenne

Veneria Livia Abellinatum.

 

La colonia subì un ulteriore ampliamento (III secolo d. C.) ad opera di Alessandro Severo, l’imperatore romano che portò dall’Oriente molti soldati ed aggiunse il suo nome alla colonia, che si chiamò

Veneria Livia Alexandriana Abellinatum.

 

In questo periodo furono introdotti dagli orientali i culti al Sole e alla Luna, il che spiega perché nello stemma di Solofra c’è il simbolo del sole, e perché a Montoro c’è un luogo che si chiama Lunara.

 

 

 

Durante questo periodo si diffuse ad Abellinum, che fu una delle prime diocesi d’Italia, il cristianesimo delle origini ad opera degli orientali - tra cui S. Modestino, arcivescovo di Antiochia - che fuggivano dalle persecuzioni particolarmente feroci in quelle zone.

Il culto di S. Agata fu portato dagli orientali e dette il nome, nella conca di Solofra, a tutto il territorio occupato dalle villae romanae.

 

Da M. De Maio, Alle radici di Solofra, Avellino, 1997

 

 

La storia 

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