Russo Vincenza
(1909-1983)
Venuta
dalle fila dell’Azione Cattolica si ispirò al
principio che l’azione del cattolico deve donare, istruire, essere a
disposizione degli altri e che senza l’azione si è solo cattolici e ciò è poco.
Presidente del CIF e dell'ECA di Solofra negli anni del dopoguerra. Ricoprì la carica di Consigliere
Provinciale del CIF.
Il CIF
(Centro Italiano Femminile) fu da lei fondato a Solofra il 27 maggio 1948 con
un vasto programma assistenziale come si legge nel
discorso che segue.
Discorso
della Presidente del CIF tenuto al Comune di Solofra in
presenza del Prefetto di Avellino con il programma svolto dal CIF nei
primi 16 mesi di vita.
1949
settembre.
Solofra.
Ringrazio
V. E. per l'alto onore concesso a questo comune ed in particolare al CIF
locale con la personale adesione alla cerimonia. È un atto eloquente che sta a dimostrare quanto sia a cuore alla massima autorità
provinciale il nostro movimento, che tende a svolgere un'opera risanatrice
morale, religiosa, sociale. Ed è un incoraggiamento
a proseguire ed a meglio operare. Ringrazio ancora tutte le autorità e gli
interventi perché tutti insieme conferiscono alla
nostra manifestazione il più alto prestigio. Ringrazio infine
l'Amministrazione comunale che ci ha dato l'ospitalità. Il
comitato comunale del Cif è stato costituito il 27 maggio Che dirvi poi della Maternità Provinciale che la sempre avuto
particolare trattamento per le madri di Solofra che io vi ho diretto? Anzi
ultimamente mi ebbi il rimprovero che a momenti avevo
la pretesa di far lavorare il consultorio della Maternità Provinciale solo
per le madri di Solofra. Questo rimprovero mi è giunto graditissimo, perché
mi dice che nulla ho lasciato intentato pur di
confortare con la maggiore assistenza le madri più bisognose dopo che il
Consultorio Comunale aveva già prodigato loro tutta la sua assistenza.
Tramite il Cif provinciale ho avuto dal Consorzio antitubercolare aiuti e
radiografie agli ammalati di TBC. Il CIF
Provinciale ha assegnato lire In
sedici mesi tutto quanto è stato svolto sta ad indicarci quanto ancora dovrà
svolgersi. Innanzitutto urge la riparazione del
locale ECA perché si possa sistemare la mensa per le madri gestanti dal 6°
mese e per le nutrici fino al 6° mese che fin dall'anno scorso mi assegnò In qualità di vicepresidente dell'ECA devo pure perorare....... |
La sua azione si volse a potenziare gli asili rurali
per i quali il Cif ottenne un alto finanziamento
impegnato soprattutto in attrezzature.
Si impegnò nella realizzazione a Castiglione di Ravello della
“Casa dei bimbi irpini”, un centro per prevenire la
tubercolosi nei figli dei colpiti da questa malattia, sorto e gestito con i
contributi dell’ONMI e del Ministero della Pubblica Istruzione.
1956. Solofra.
Colonia montana del Cif tenuta a S. Andrea
Visita della Presidente Vincenza Russo, sulla sinistra in seconda fila. Sulla destra
nell'ultima fila il parroco di S. Andrea don Filippo Garzilli.
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Avellino. 1951.
Mostra dell'Artigianato irpino
Gli artigiani mostrano i loro prodotti al
sottosegretario del Ministero Industria e Commercio on.
Cingolani. Al centro Vincenza Russo.
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1951. Roma.
Convegno nazionale del Movimento Femminile D. C. 3.4-5 novembre 1951
Intervento di Alcide
De Gasperi. Presenti onorevoli e ministri. Saluto del
Sindaco ing. Rubinacci, interventi di
On. Iervolino, Russo, Pontade,
Palanza, Migliori.
1953, maggio
22.
Alcide De Gasperi ad Avellino
Sulla destra con i fiori
Vincenza Russo.
Sul palco ad Avellino in primo piano a sinistra
Vincenza Russo a destra Romeo Villani.
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1954. Firenze.
Congresso Nazionale dell'Assistenza
Parla
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1954. Epifania. Avellino.
Giornata della Madre e del Fanciullo
1956. Roma
Congresso Nazionale del Movimento Femminile della Democrazia Cristiana
Le delegate salgono le scale del Campidoglio per
l'apertura del Congresso.
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Dal 1958 al 1962 fu
Ha collaborato al Centro studi economici della Camera di
Commercio di Avellino.
Fu corrispondente di vari giornali e redattrice della
rubrica “L’angolo della donna” del Corriere dell’Irpinia
nella quale svolgeva dibattiti su problemi sociali.
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Solofra. 1952.
Visita dell’Eccellenza Pandozy,
prefetto di Avellino, all’Istituto dei Padri Giuseppini.
Cenzina Russo sostenne l’impianto
dell’Istituto e fu tra le fondatrici delle Coperatrici Giuseppine.
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Una testimonianza
N. B. Questo testo
è una parte del "Racconto di mia nonna" che partecipò al concorso,
indetto dalla RAI nel 1984 con la trasmissione "Trent'anni della nostra storia" diretta da Paolo Fraiese, in cui i ragazzi dai 10 ai 13 anni dovevano
raccontare il contributo dei loro nonni ai primi anni del dopoguerra. Vinse il
secondo premio Nazionale.
Dopo il 1946 il mio paese, Solofra, ha avuto una vita sommessa
poiché silenziosamente piangeva i suoi 300 civili morti per il tragico
bombardamento del 1943, silenziosamente scuoteva la polvere delle macerie per
ricostruire, silenziosamente si pregava il santo protettore per dimenticare le
atrocità della guerra, la fame, i disagi. E
silenziosamente si svegliava il mio paese alla vita politica.
I primi anni di vita
repubblicana non videro fatti salienti, in questi anni però
qui operò un personaggio che fece molto per risvegliare nell'animo dei suoi
concittadini la coscienza politica, per aiutare i poveri a non soffrire la fame
e sperare in un futuro migliore. Questo personaggio è mia nonna, Vincenza Russo, nata a Solofra il 29 luglio 1909 e morta a Roma l'11
agosto del 1983, una donna "intelligente e viva". Dopo la guerra stette vicino alla sua gente, a chi soffriva e non
aveva di che lenire i suoi mali. Portò aiuto qua e là, in tutti i casolari,
senza far distinzioni. L'opera sociale si sviluppò prima con gli Aiuti
Americani del dopoguerra. Ella infatti diresse la
distribuzione di questi aiuti ed in questa sua opera dedicava molto tempo,
nonostante fosse madre di quattro figli. C'era un centro di distribuzione, dove
lei gestiva la mensa per i poveri, per gli orfani e per gli scolari, C'è chi ancora oggi ricorda "il giallo formaggino
americano, la polvere bianca del latte" che servirono per sfamare tanta
gente. Ai fanciulli dell'Azione Cattolica di cui era
presidente, la domenica distribuiva un formaggino di cioccolata. Tanti
"grandi" di oggi ricordano che per essi quel
formaggino era una gioia immensa, "una cosa a cui si pensava dal
lunedì". Quegli aiuti arrivarono veramente a chi aveva bisogno. Mia nonna
il 27 maggio del 1948 costituì il Comitato Comunale del CIF, che si occupava
dell'assistenza a favore dei lavoratori ammalati a cui non poteva arrivare l'assistenza
delle Casse Mutue. Nel primo periodo l'opera del CIF, diretto da mia nonna fu
svolta soprattutto nella spedizione delle ricette mediche e nella
elargizione dei sussidi e generi alimentari alle famiglie. Aveva
organizzato una rete di generosi sostenitori che risiedevano persino in
America, aveva l'aiuto dei medici locali e persino di quelli di
Avellino (Santangelo, Malzoni,
Salomone, Sgrosso) che prestavano gratis le loro consultazioni agli assistiti
del CIF. Attraverso
Tra le iniziative del
CIF, la più bella, fu quella relativa alle colonie estive
montane e marine. A schiere partivano nei mesi di luglio ed agosto i bambini
poveri di Solofra nei vestitini azzurri i maschi e
rosa le femminucce, con in testa grossi cappelli bianchi. Partivano per la cura
della "elioterapia in riva al mare per curarsi o proteggersi dal
rachitismo", la malattia infantile più diffusa, dovuta alla fame e alla
povertà. Altre colonie furono aperte a Solofra, dove i bambini potevano per un
mese mangiare ordinatamente ed abbondantemente, vestire bene, essere curati ed
istruiti. Queste colonie furono godute da tanti bambini. [...].
C'era poi
Mia nonna non si
dedicò solo all'assistenza sociale. "Nel momento in cui si formava
l'Italia libera, dopo il ventennio fascista e le atrocità della guerra ella volle dare il suo contributo di idee e di presenza
attiva nella politica italiana". Nell'Azione Cattolica preparava le
giovani e le donne al nuovo ruolo che dovevano avere nella vita repubblicana.
Le conferenze tenute nelle varie sedi dell'Azione Cattolica nelle province di Avellino e di Salerno diventarono sempre più frequenti.
Sentiva l'importanza del ruolo della donna nella società come mamma, come
sposa, come sorella e capiva che era suo dovere educarle ad un ruolo che per
loro diventava sempre più incisivo. "Siete il motore della storia"
diceva rivolta alle giovani e le esortava a partecipare a non chiudersi nelle
mura di casa. Faceva capire loro che avevano anche altri compiti: erano le
educatrici degli uomini di domani e questo compito non era in opposizione con
l'attività che fino ad allora la donna aveva svolto e
continuava a svolgere in casa.
Il suo impegno superò
le mura dell'Azione cattolica ed eccola a capo delle donne nel Movimento
Femminile D. C. a lottare affinché tutte le donne "sentissero di essere il
lievito della società e prendessero coscienza politica". "La donna
come educatrice può e deve contribuire efficacemente alla formazione di una
società più giusta e civile". "Entrare nella vita sociale",
diceva, "significa andare nei quartieri dove si
soffre, nei cantieri ove si lavora. Ognuno di noi nell'ambiente in cui vive può
portare una scintilla che si trasformerà nel rogo ardente sul quale brucerà la
discordia e tutto ciò che di negativo ha il nostro tempo". "Il
Movimento Femminile D. C.", continuava, "ha nel suo grembo il segreto
della vera civiltà per la società nella quale entreranno in un prossimo futuro
i nostri figli [...] ciò significa partecipare ad
un'opera universale, l'universalità della idea cristiana che crea l'individuo
per la società e la società per l'individuo". Era mia nonna accanto ai
suoi poveri nelle campagne elettorali. Ad essi
spiegava gli arcani della politica, insegnava loro a fare la croce sui simboli
da votare e i numeri per le preferenze essendo i suoi poveri sempre analfabeti.
Uno è un'asticella diceva, per fare due segui il contorno del dito indice
sinistro posto sulla carta, per fare tre fai due mezzi
tondi, quattro una sedioletta. Cinque è difficile si disperava.
La vediamo accanto
agli uomini politici del tempo persino ad Alcide De Gasperi,
il grande statista della ricostruzione del dopoguerra, nelle prime battaglie
dure della democrazia che muoveva i primi passi nel nostro paese, nei discorsi
politici che tenne lottò affinché l'Italia uscita
dalla servitù del fascismo non cadesse in un'altra servitù: quella del
bolscevismo di cui paventò sempre il pericolo. Come molti in quel tempo ebbe vivo il senso del pericolo bolscevico che proprio in
quegli anni asserviva
Oggi che si assiste
all'immane lotta del popolo polacco per conquistare sacrosanti
diritti, oggi capisco come quei pensieri, comuni ai grandi della storia
fossero le premesse di una lotta giusta ed utile. Un po' di quella libertà che
noi ora respiriamo a pieni polmoni la dobbiamo anche a
lei, alla mia nonna. La sua storia l'ho letta nei suoi
scritti, l'ho vista attraverso le fotografie di famiglia, ne ho avuto il
racconto da mia madre, sua primogenita e da chi la conobbe.
Giordano De Stefano 1984
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Ricordo di Vincenza (Cenzina) Russo
Il
tredici agosto è ritornata a Solofra, per restarvi per sempre la signora
Cenzina Russo. Ora riposa nella tomba di famiglia
nella sua terra ove visse un'attiva vita tutta dedicata agli altri, fra la sua
gente alla quale stette sempre vicina nei momenti difficili portando aiuto e
dando tutta se stessa per alleviare sofferenze o risolvere piccoli e grandi
problemi. Ma chi è questa donna? La chiamavano
e si faceva chiamare
Negli
anni duri del dopoguerra, quando la miseria e la fame era
sofferta dai più, quando buio era il presente ed ancora più il futuro, ella non
seppe chiudersi egoisticamente nella opulenza della famiglia in cui da sposa
era entrata, ma volle e seppe essere vicino alla gente che soffriva. In tutti i
modi ed in ogni occasione fu sempre in mezzo a loro. Con gli aiuti americani
del dopoguerra, con l'ECA, l'Ente di Assistenza
Comunale, di cui fu presidente, con il CIF, di cui fu dirigente, nell'Azione
Cattolica, dalle cui file era uscita, fu sempre pronta a sollevare i bisogni
del suoi concittadini. Quanti papà ed anche nonni della Solofra di oggi, non dimenticano il suo aiuto, le colonie montane e
marine che potettero frequentare in quegli anni lontani proprio grazie a lei o
il buono dell'ECA, che risolveva piccoli, ma allora urgenti problemi di ogni giorno,
o quel formaggino di cioccolata che in quei tempi duri era tantissimo per un
bambino affamato o privo di piccole ed innocenti gioie.
E
non solo all'assistenza
E non basta. La vediamo accanto agli uomini politici del tempo
persino a De Gasperi, il grande statista friulano
della Ricostruzione del dopo guerra, nelle prime dure battaglie della
democrazia che allora muoveva i primi passi nel nostro paese. Nei suoi discorsi
politici e ne fece tanti poiché erra dotata di una
facile ed incisiva dialettica, lottò affinché l'Italia, uscita dalla servitù
del fascismo non cadesse in un'altra servitù, quella del bolscevismo di cui paventò
sempre il pericolo. Come pochi in quel tempo ebbe vivo il senso del pericolo
bolscevico che proprio in quegli anni asserviva
Della
sua opera ci piace ricordare solo l'attività sociale e politica che fu
forzatamente interrotta dai doveri familiari accanto al marito lungamente
malato e nella cura dei figli.
Vogliamo
infine ricordare perché traspare ampiamente nei suoi scritti, la serenità con
cui è giunta ai suoi settantaquattro anni nella preparazione al "grande passo" che fece serenamente il giorno 11 agosto
addormentandosi in un sonno ristoratore da cui però non si svegliò più. Dobbiamo un momento soffermarci sul significato della vita di
questa donna che dopo aver dato tanto agli altri senza pensare mai
eccessivamente a se stessa ormai vicino alla scadenza finale può
affermare nelle sue lettere a mo' di testamento spirituale: "Vivo una
serena vecchiaia. Pensando alla mia vita non ho rimorsi, non ho rimpianti che possano turbarmi". È la frase più bella che illumina di
serenità la vecchiaia, un periodo difficile e pregno di significato insieme.
Da "Il Campanile", settembre 1983.
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