La
superficialità dell’Aismez nel parlare di Solofra
Per
questo consorzio, che lavora per i Comuni italiani, Solofra è quella della fine
dell’Ottocento
Giuseppe
Pennetti fu un ingegnere, giornalista e cultore di
studi irpini vissuto a cavallo tra XIX e il XX secolo. Egli pubblicò sui
giornali dell’epoca “
Sarà
stato bello per i solofrani leggere, in quel lontano 1889, quando da poco era
terminata la travagliata ferrovia (Laura-Solofra-Avellino) che aveva portato il
treno a Solofra, le parole iniziali dell’articolo, che presentano la “verde
campagna cosparsa di tanti paeselli, bianchi, puliti, gai”, e chissà se furono
dalla parte di chi pensava a “questi paeselli uniti in una bella città” o dalla
parte del giornalista che preferiva non far perdere a Solofra “l’aspetto gaio e
variato” che allora aveva. Il testo continua, come si può vedere, fornendo
alcuni dati storici che lo stato della ricerca dava a quel tempo.
ancora
questo pezzo
Come
si vede sono dati solo elencati e che si limitano ai documenti pubblicati nei
primi otto volumi del Codice Diplomatico Cavense (1893).
Dopo
di allora le conoscenze sulle vicende storiche di Solofra si sono arricchite di
altri dati: nel 1931 fu dato alle stampe il Codice Diplomatico Salernitano; nel
1956 ci fu la pubblicazione dei documenti scandoniani;
nel 1977 fu pubblicato il documento della “pieve di S. Angelo e S. Maria del locum Solofra”; dal 1977 al 1993 si ebbero i volumi del
Codice Diplomatico Verginiano; nel 1984 e nel 1990
furono pubblicati altri due volumi del Codice Diplomatico Cavense; nel 1989 si
conobbero gli Statuti solofrani. Altri documenti hanno visto la luce in varie
pubblicazioni di studiosi locali e non.
Vale
infine sottolineare che dal 1997 Solofra ha una raccolta completa di tutti i
documenti cartacei che riguardano la sua storia pubblicati fino al XIII secolo
(M. De Maio, Alle radici di Solofra,
Avellino), che a luglio del 2000 (M. De Maio, Solofra nel Mezzogiorno angioino-aragonese) la raccolta è giunta
alla fine del XV, a cui si è aggiunto il regesto, completamente inedito, degli
atti notarili del 1521-1522 (635 documenti) e del 1523-1524 (426 documenti),
che fanno emergere in questo paese, già all’inizio del Cinquecento, una realtà
artigiano-mercantile, con una grande varietà di tecniche concianti, di prodotti
conciati e di attività, unica nel Mezzogiorno.
A
questi ricchi apporti di documenti cartacei si devono aggiungere quelli
archeologici: i ritrovamenti delle villae romane e soprattutto, negli anni
Naturalmente
il povero Pennetti nel 1889 non poteva conoscere
tutti questi dati. Egli non avrebbe però mai immaginato che nel 1997 il suo articolo sarebbe stato interamente
riportato in un libricino de “Il Giornalibro. Un
paese dell’Irpinia ogni domenica” (18. Solofra. S. Agata di sotto, S. Andrea
Apostolo e casali, edizione Arturo Bascetta,
Pietrastornina), nella sezione “La storia”.
Forse l’autore, che ne dichiara l’”adattamento da Giuseppe Pennetti”,
ha voluto fermarsi con la storia a quel secolo, come si legge nella
presentazione e cioè di “aver voluto offrire ai solofrani uno scorcio di vita
ottocentesca”.
Il
fatto è che questo stesso testo, dico il testo integro dell’articolo apparso
nel 1889 su “
Ecco
cosa dice una parte di questa pagina:
Sono
le stesse identiche parole del testo di Pennetti del
1889.
Anche
internet si è fermata, per l’Aismez, alla fine
dell’Ottocento.
Ma
questi autori dell’Aismez sono mai venuti a Solofra?
La
sezione di queste pagine web dal titolo “La sua Storia. Introduzione” ignora completamente che a Solofra c’è un’altra
galleria, quella autostradale del monte Pergola, che ne percorre il territorio
da est ad ovest e che permette al viaggiatore di osservare una conca
completamente occupata dall’abitato e da un’importante zona industriale, segno entrambi dell’esplosione di un’attività,
di cui giustamente il solofrano è orgoglioso e che è il suo segno distintivo
perché autoctona.
Vale la pena sottolineare che lo stesso
sito della rete civica, in altre pagine riporta i traguardi della realtà
economica, abitativa e demografica solofrana che contrastano in modo
schiacciante con la descrizione dei «paeselli che compongono Solofra» sparsi
nella conca.
Un’altra
sezione dello stesso sito col titolo “Un po’ di storia” riporta la seconda
parte dell’articolo del 1889, dove è chiaro che i dati storici sono fortemente
lacunosi perché non tengono presente tutti gli apporti posteriori citati sopra.
Infine
bisogna denunziare che lo stesso testo si trova, scorporato da quello
principale, in un sito web a parte, dal titolo “In po’ di storia di Solofra”,
con grave danno e decremento dell’immagine della nostra cittadina.
Pennetti
non poteva sapere tutto ciò, ma lo dovevano sapere i compilatori della rete
civica solofrana, appunto del Consorzio Asmez, che
pure saranno passati per la conca, certo non con la ferrovia, e certamente non
vi avranno visto i paeselli sparsi e di sicuro avranno notato la zona
industriale e la densità abitativa (tra i dati dello stesso sito risulta che
Solofra ha una densità abitativa di 509 abitanti per chilometro quadrato).
Ma
come è avvenuto tutto ciò? Presto detto. Il Pennetti
in quel lontano scorcio di Ottocento raccolse i suoi “profili” in un album
sulle cui pagine incollò, per ogni paese, il trafiletto di giornale accanto al
quale apportò delle correzioni e delle aggiunte gradatamente che procedevano i
suoi studi o delle notazioni circa la fonte delle notizie (lo si può vedere nei
due stralci posti sopra). Quell’album, che è presso
Infine
devo dire che mi sono rivolta, via e-mail, per ben tre volte al Consorzio Asmez sollecitando di apportare le dovute correzioni (ho
proposto anche un breve testo sostitutivo di quello antico o di accedere al
sito solofrastorica.it per ogni necessario aggiornamento, senza avere alcuna
risposta e senza che cambiasse qualcosa.
Per
l’ultra moderno mondo di internet tutto è rimasto a centoventi anni fa, eppure
il sito, come si dice alla stessa pagina, “è accessibile da ogni parte del
mondo”.
(da un articolo
su “Il Campanile”)
|
Vai
a
Copyright©2000
solofrastorica.it
|