Opera
di un latinista che parla in versi latini, traslati in italiano, degli uomini
illustri solofrani. Non è un’opera storica.
L’autore
lamenta la mancanza di “Monumenti”, “Memorie” o “Cronache”, cui attingere per
parlare di Solofra. In realtà il Codice Diplomatico Cavese aveva iniziato sette
anni prima le pubblicazioni dei suoi documenti, nel 1845 era stato pubblicato
il Regii neapolitani
Archivi Monumenta e nel 1852 l’Historia diplomatica Friderici secondi di Hiullard Bréholles. Sono le fonti che il Giliberti avrebbe dovuto
consultare.
L’autore
riferisce un’opinione secondo la quale Solofra “sarebbe sorta dalle ceneri
dell’antica città di Sabazia”. Lo stesso autore usando il condizionale
sottolinea la non certezza della notizia, ma poi a riprova di tale affermazione
cita, questa volta con certezza, “alcune spoglie preziose” cioè “l’Arco di
Pietra tufacea, che adorna la porta d’ingresso della più antica delle nostre
chiese (S. Croce) il quale fu da una delle Porte della Sabazia con etnici
rabeschi”, un reperto che conferma il “si dice” con un altro “si dice”.
Vale
sottolineare che a quei tempi gli edifici si costruivano adoperando pietre
tolte da precedenti costruzioni diroccate. Si può ipotizzare che la pietra
citata sia stata portata da Serino dove ci furono maggiori costruzioni sannite
Non c’è stata affermazione, per
altro riferita su un “si dice”, più dura a morire, se ancora oggi ci si rifà ad
essa.
Di
copia in copia questa notizia è diventata verità, anche dopo la scoperta, quasi
cento anni dopo il Giliberti, delle tombe sannitiche che hanno dato a Solofra la
certezza della sua origine sannitica, però di un periodo antecedente alla
guerra punica e alla distruzione di Sabazia, se pure sia esistita questa città,
né c’è la certezza della data di trasporto a Solofra
della pietra tufacea dell’arco di S. Croce.
Altra
notizia dura a morire è quella dell’origine del toponimo Solofra da Soli offerens (p. 5). Essa è venuta a cadere quando si è avuta
la certezza della origine sannita di Solofra, solo se si considera che un
popolo che affida ad una terra i suoi cari non può non darle un nome.
Il toponimo Solofra è di origine sannita, come
d’altra parte in una vicenda molto significativa, dimostrò il glottologo
calabrese Giovanni Alessio nel 1943.
Giovanni
Alessio era un professore dell’Università di Napoli. Nel 1943 dimostrò ad
alcuni suoi studenti di Solofra l’origine italica del toponimo del loro
paese. La dimostrazione seguiva la via linguistica che è la più sicura e
certa. Lo studioso però, in quel periodo, si mostrò rammaricato che questa
sua ricerca non fosse supportata da dati archeologici che affermassero
l’origine sannita di Solofra. Questi dati vennero alla luce solo trenta anni
dopo, dando ragione allo studioso calabrese. Il Dizionario di
toponomastica della Utet si rifà a questa dimostrazione |
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