Torrente della Campania, lungo
Le sorgenti della Solofrana
Il bacino del Sarno ha una estensione di
Lungo il corso d’acqua si allineano numerosi centri abitati
(Nocera Inferiore, S. Potito, Roccapiemonte, S. Angelo, Mercato S. Severino,
Pandola, Accigliano, S. Bartolomeo, S. Pietro) che testimoniano un’economia
legata al fiume.
Un fiume ha sostenuto la concia delle pelli fin da quando Solofra
era un centro pastorale, alimentando la ricca industria armentizia del
salernitano.
Sulle sue rive si formò il centro artigiano con ben due casali: Fiume e Burrelli. Altro casale conciario
fu quello di Fontane soprane e sottane lungo il vallone Cantarelle (i cantari
erano vasche per la concia).
Le acque del fiume non subivano alcun inquinamento poiché il tipo
di concia che si praticava non era inquinante. Infatti si usavano prodotti
vegetali contenenti tannino, che era l’unico prodotto che permetteva la concia
del cuoio animale. Anzi le acque che uscivano dalle concerie, dette acque
lorde (piene di scorza vegetale), erano altamente concimanti e
venivano usate per innaffiare i campi.
Dice un testimone in un documento del XVIII secolo: “Le acque che escono dai tenaturi di
concia vanno nei campi e non puzzano, ma odorano di mortella”.
Vedi la parabola della concia
solofrana in cui il Cinquecento fu il suo secolo d’oro.
Si cominciò a parlare di inquinamento delle acque della Solofrana quando nell’industria conciaria furono introdotti i prodotti chimici. Il problema ha avuto alterne vicende ed è stato affrontato da diverse leggi.
Ora è permessa l’immissione delle acque nella Solofrana solo dopo la loro depurazione o direttamente, per le aziende che sono fornite di sistemi di depurazione in proprio o tramite il Codiso.
Scarico industriale continuo di una conceria autorizzata perché
fornita di sistema di depurazione
Nel secondo
dopoguerra si ebbe lo sviluppo industriale di questa attività che aveva ancora
molte forme artigianali. Allora si colsero le opportunità di sviluppo offerte
dalla Cassa per il Mezzogiorno quando molti operai divennero industriali.
Con la
ricostruzione del dopoterremoto si ebbe la definitiva dislocazione delle
concerie nella zona industriale servita dal raccordo autostradale
Avellino-Salerno.
Il fiume soffre di questo sviluppo poiché il suo corso ha
accolto le acque degli scarichi delle concerie
Il
sistema depurativo è costituito da un impianto di pretrattamento delle
industrie conciarie posto nella zona industriale di Solofra (Co. Di. So) ed uno
di depurazione centralizzato posto a Mercato S. Severino.
La
Solofrana un corso d’acqua dal passato importante
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Nel passato
Il nome che ora ha il
torrente risale al XVII secolo. Anticamente il fiume veniva chiamato Fiume delle Bocche o semplicemente Fiume nella prima parte e cioè dalla
sorgente al fondovalle solofrano. Da questo luogo si chiamò Flubio-rivus siccus fino a S. Severino dove prendeva
il nome di Saltera
fino all’immissione nel Sarno.
Il nome di Flubio-rivus siccus risale
ai Sanniti.
Vedi perchè.
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