La Solofranite
L’afflusso dei forestieri è
grande nei giorni dedicati alla festa di San Michele, come grande è
l’entusiasmo e l’orgoglio dei Solofrani. Soprattutto di quelli che sanno, di
quelli che contano.
Si, perché vi sono Solofrani comuni
e Solofrani di serie “A”. Questi sanno tutto. Si parla di sport, sono essi gli
esperti. Si discute di politica: chi meglio di loro può emettere giudizi. Anche
perché sono “allitterati”: comprano il giornale tutti i giorni. E che
conoscenza di musica lirica! Sanno fischiettare le facili aree tratte dal
Trovatore, dall’Aida, dalla Boheme, dalla “Madama”,
dalla Tosca.
Forse si rammentano del tempo di
quando Solofra vantava una Banda musicale che andava per la maggiore.
E avvenne che un anno fu
invitata in occasione della festa la Banda di……, i cui componenti indossavano
una divisa smagliante, piena di frisi, di fregi e di orpelli. Si pavoneggiavano
lungo la passeggiata, attirando l’attenzione dei paesani e l’ammirazione delle
donne, facendo crepare dall’invidia l’indigena gioventù maschile.
Allora, uno di quelli che tutti
sanno e che hanno nel sangue la consapevolezza di essere solofrani, il Signor
Alfonso, preso da “raptus” di orgoglio ferito, si fece coraggio e avvicinandosi
al capobanda lo ferma col gesto e gli sussurra: “Senta, anche io ho un fratello
colonnello, sta a Torino!”
Al che il musicante si allontanò
con un’alzata di spalle, commiserando in cuor suo il poco equilibrio mentale
del nostro.
Orgoglio? Più, più. É Solofranite acuta.
Va senza dire che nessun
fratello e per giunta colonnello stava a Torino.