Giovanni Battista Vigilante

 

Intagliatore napoletano-solofrano tra cinque-seicento

 

Partecipò ai cantieri della Controriforma sostenuti dagli ordini religiosi

 

Le note biografiche napoletane parlano di un intagliatore-intarsiatore attivo a Napoli, ma non si preoccupano di indagarne le origini.

 

Fece parte della Bottega di Benvenuto Tortelli dove conobbe Nunzio Ferraro con cui iniziò un sodalizio molto fruttuoso che vide i due artisti impegnati in molte opere e in vari luoghi.

L’amicizia tra i due fu rinsaldata in seguito al giudizio che il Vigilante fu chiamato a dare sul Reliquiario della Sacrestia dell’Annunziata di Napoli, intagliato dal Ferraro e che conteneva anche delle indorature.

Da tenere presente che la famiglia solofrana del Vigilante aveva a Napoli una bottega di battiloro che sarà tenuta da Geronimo e da Troiano (documento qui sotto).

 

1621 (ASA). Contratto di lavoro tra Troiano Vigilante di Giovanni Antonio in arte di battere argento ed oro da svolgere per sei anni nella bottega che i Vigilante hanno a Napoli. Giustiniano, che è a Napoli, affida a Troiano la cura della bottega con la possibilità di poter prendere dei famuli. Questi promette di non allontanarsi, di servire fedelmente e di non fare furto o autonomo mercimonio. Si stabiliscono i termini del pagamento. 

 

Il Vigilante e il Ferraro furono “tra i più notevoli intagliatori del secondo Cinquecento napoletano”.

I soffitti e le opere in legno realizzati dai due chiedevano gruppi di esperti intagliatori, solidali tra loro. Intorno alla bottega si formò una fitta ragnatela di attività con individui in stretti rapporti di parentela, di amicizia, di discepolato, di concorrenza, di associazione tra gli artisti.

Collaborarono con le botteghe fiamminghe che si servivano degli stessi intagliatori e indoratori (1580-1590).

 

La Bottega di Benvenuto Tortelli fu molto attiva a Napoli nella seconda metà del Cinquecento e divenne il centro di un’attività ampia e poliedrica intorno all’arte del legno in rapporto con attività parallele come il battiloro e la pittura. Ebbe sedi anche fuori Napoli. Fu tenuta da Benvenuto e dal padre Clemente, artisti del legno di Brescia, che portarono nel napoletano altri artisti e influssi dell’arte lombardo-veneta.

La bottega ebbe molte committenze dai Monasteri Benedettini, da quello di Montecassino al napoletano dei Santi Severino e Sossio, a Montevergine, fino al palermitano monastero di San Martino alle Scale. Questo ordine infatti dette un grande sviluppo all’arte della Controriforma arricchendo le loro chiese di molte opere d’arte.

La Bottega fu aperta a Napoli nel 1560 sotto la guida di Benvenuto, che era intagliatore ed architetto, poi, in seguito ad un’assenza che portò l’artista in Spagna (1566-1572), fu diretta dal padre Clemente.

Il Tortelli, che aveva lavorato al soffitto dell’Abbazia di Montecassino, ebbe dallo stesso Abate l’incarico di lavorare al Monastero dei Santi Severino e Sossio.

In essa lavorarono molti artisti intagliatori tra cui Nunzio Ferraro e Giovanni Battista Vigilante.

Gli artisti della bottega lavorarono al Coro del Duomo di Avellino negli anni 1570-1573 e nello stesso periodo a quello dell’Abbazia di Montevergine sotto la guida di Clemente.

Prima del Tortelli a Napoli c’era una bottega tenuta da Giovanni da Nola ed una tenuta da Annibale Caccavello e Gian Domenico D’Auria.

 

 

Opere

 

Coro del Monastero dei Santi Severino e Sossio di Napoli, definito “bello e maestoso”. L’opera ebbe grande successo tanto che i monaci palermitani del Monastero di S. Martino alle Scale commissionarono agli artisti Ferraro e Vigilante uno simile.

Durante i lavori che iniziarono nel 1560, il Tortelli ebbe una bottega nei pressi del Monastero, ebbe diversi artisti al suo servizio. Fu sostituito dal padre Clemente quando andò in Spagna. Il Coro fu un modello per tutti i Cori e gli arredi lignei delle chiese meridionali.

 

Intaglio del soffitto di Donnaromita su disegno di Andrea Magliulo con dipinti di Teodoro D’Errico, Girolamo Imparato. Uno splendido soffitto realizzato tra il 1587 e il 1590. I due artisti ricevono 430 ducati per la realizzazione dell’opera. Martino Migliore, intagliatore, stima l’opera.

 

Da Wikipedia

 

Collaborazione al soffitto di San Gregorio Armeno (1580-1582)

 

Cornice per una “cona che sta a Santa Caterina a Formello” commissionata dal pittore fiammingo Wenzel Cobergher per cui riceve il 24 novembre del 1590 10 ducati in conto di 50 (P. Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli 1573-1606. L’ultima maniera, Napoli, 1991, p. 323).

 

Ornamento seu cona de legname de noce di palmi 20 d’altezza  commissionata da Fabrizio Sanhtafede per cui riceve il primo settembre del 1598 70 ducati. (P. Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli 1573-1606. L’ultima maniera, Napoli, 1991, p. 335).

 

Coro del Monastero di San Martino alle Scale di Palermo eseguito tra il 1591 e il 1597 che è simile a quello napoletano dei Santi Severino e Sossio. Fu commissionato il 20 giugno del 1589 “un coro conforme al choro della chiesa di San Severino di Napoli et darlo spedito fra termine di anni quattro e mezo contando dal giorno di detto contratto”. Fu stabilito un compenso di 3000 ducati. L’opera fu terminata nel 1597. Nell’opera si notano le due mani. Lungo 20 metri è composto di 68 stalli.

Fu erroneamente attribuito a Benvenuto Tortelli. (V. Documento n. 1)

Coro del Monastero di San Martino alle Scale di Palermo

 

Intempiatura della chiesa dell’Annunziata di Napoli (1594). Il soffitto fu distrutto nell’incendio del 1757) (V. documento n. 2). In collaborazione con il gruppo della Bottega del Tortelli.

 

Intempiatura della chiesa di Santa Maria la Nova (1598-1600). Insieme a Giacomo Antonio Palese ed altri. Il soffitto ha 47 quadri (opere di Imparato, Santafede, Rodriquez, Corinzio, Capone).

 

Portelle, balaustra, candelieri, gradini, sgabelli, barette et piede de la croce in legno” per la Cappella del Tesoro dell’Annunziata (D’Addosio, op. cit). Il progetto dell’opera è attribuito a Giovanni Bernardo Lama. 

 

Intagli ed gli intarsi degli armadi della sacrestia della Certosa di San Martino (1588) in radica di noce con 56 pannelli rappresentanti storie Bibliche e dell’Apocalisse. L’opera preannuncia lo stile del Coro palermitano.

Gli intarsiatori furono, oltre al Vigilante e al Ferraro, i fiamminghi Lorenzo Ducha e Teodoro de Voghel. Enrico di Utrech.

 

Intagli nel Duomo di Aversa con Nunzio Ferraro.

 

 

 

Parlano di lui

 

Dizionario degli artisti del legno attivi in Italia a cura di Paolo Cesari che

Il Reliquiario di Nunzio Ferraro nell’ambito della scultura lignea napoletana della seconda metà del Cinquecento, in “Kronos”, 5/6, 2003

R. Causa, L’Arte nella Certosa di S. Martino a Napoli, Napoli-Cava dei Tirreni, 1973.

G. Toscano, La Bottega di Benvenuto Tortellino a Napoli nella seconda metà del Cinquecento in “Annali della Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Napoli”, XXVI, 1983-1984, pp. 255-256.

G. B. D’Addosio, Documenti inediti di artisti napoletani dei secoli XVI e XVII dalle polizze dei Banchi, estratto “Archivio Storico delle Province Napoletane”, Napoli, 1920, pp. 178-179 e 306-307.

T. Fittipaldi, I contratti dei Cori delle chiese benedettine dei SS. Severino Sossio di Napoli e dell’Abbazia di S. Martino delle Scale a Palermo, in “Atti dell’Accademia”, XXVII, Napoli, 1978, pp. 111-129. Qui c’è il Contratto stipulato nel 1589 da Nunzio Ferraro e Giovan Battista Vigilante con i monaci benedettini dell’Abbazia di S. Martino delle Scale di Palermo per l’esecuzione del Coro (Palermo, Archivio dell’Abbazia di S. Martino delle Scale, Codice cartaceo “B”, Libro di note detto nigro, VI-C-II, foll. 133v-134)

G. B. D’Addosio, Origine, vicende storiche e progressi della Real S. Casa dell'Annunziata di Napoli (Ospizio dei trovatelli), Napoli 1883.

F. Abbate, Storia dell’arte nell’Italia meridionale, Donzelli, 2001.

L. Gaeta, Ancora su Benvenuto Tortelli e gli altri, tra concorrenza, collaborazione e prezzi, in “Kronos”, 7, pp. 57 e sgg.

R. Tufari, La Certosa di San Martino in Napoli, Napoli, 1854.

M. Rotili, L’arte del Cinquecento nel regno di Napoli, Napoli, 1972.

La vera storia dell’origine e delle cose notabili di Montevergine, raccolta da V. Verace e ordinata e ridotta da T. Costo, Napoli, 1585.  L’opera parla della esecuzione del coro dell’Abbazia di Montevergine per l’esecuzione del quale giunsero da Napoli e da altri luoghi una frotta di legnaioli, che dettero al coro molte inflessioni diffuse a Napoli e molte affinità con le opere di benvenuto Tortelli e della sua bottega e con il coro del monastero dei Santi Severino e Sossio. Si nota anche la mano dei suoi collaboratori.

N. Faraglia, Memorie artistiche della chiesa benedettina dei SS. Severino e Sossio di Napoli, in “Archivio Storico Napoletano”, III (1878), pp. 235-252.

 

Documenti

 

1. ASBN, Banco dell’Annunziata, partita di ducati 50 estinta il 30 maggio 1588:”Don Ottaviano Palombo, procuratore di San Martino paga ducati cinquanta a complimento di ducati 185.15 che li restanti l’hanno ricevuti in più volte al magnifico Giovan Battista Vigliante et Nunzio Ferraro in conto dell’opera de l’intaglio fatto per la sacrestia” (in La Bottega di Benvenuto Tortelli, cit.)

2. ASBN, Banco dell’Annunziata, partita di cucati 400, estinta il 2 febbraio 1594: ”Ai nostri governatori dell’Annunziata quattrocento ducati e per essi a Giacomo Antonio Palese, Marcantonio e Nunzio Ferraro, Giovannantonio Guerra e Giovan Battista Vigliante se li pagano in conto di ducati 600 in parte del prezzo della i stempiatura che han da fare in detta ecclesia dell’Annunziata cioè per cautele apposto fatte in curia da notar Giavannambrogio de Lega a le quali s’abbian relazione

3. ASCAN, Notamenti F, f 36, 6 novembre 1579. Sebastiano Caputo intagliatore e squadratore di legnami, Giovanni Battista Vigliante intagliatore e Cola Porcariello squadratore di legnami, asserendo essere stati eletti in virtù del decreto del signor Vincenzo de Franchis a vedere, riconoscere ed apprezzare lo reliquiario fatto per Giovan Lorenzo D’Arvaro e mastro Lonardo Turbolo nella sacrestia, et intaglio per mastro Nunzio Ferraro et per questo visto e rivisto detto reliquiario ed intaglio, hanno apprezzato cioè la squadratura,, legnami, chiodi, colla, ogni altra spesa fatta per detti mastri  Giovan Lorenzo et Leonardo in detto Reliquiario ducati 183 e lo intaglio fatto in detto Reliquiario per detto mastro Nunzio Ferraro e hanno apprezzato ducati 205 inclusi ducati 20 per le portelle di detto reliquiario dov’è la Madonna e l’Angelo […] e più hanno aggiunto a detti ducati 183 […] altri ducati 12 a complimenti di ducatio 195 per l’aggiunta di detti mastri Giovan Lorenzo e Lonardo fatta dalla parte di dentro di detto Reliquiario (La bottega…, cit.)

4. ASCAN, Notamenti I, f. 308, 4 febbrai 1594. Iacopo Antonio Palmese, Marco Antonio Ferraro, Giovanni Battista Vigilante, Nunzio Ferraro. Giovanni Antonio Guerra hanno promesso in solidum a loro spese far tutta la intempiatura della chiesa di questa Santa Casa, cioè per tutto maggio prossimo venturo, la nave et sequitar senza intercessione di tempo a tenersi, seu croce di detta chiesa de legname secco e stacionato, conforme a lo designo fatto in carta piccolo di tutte dette opere soscritto de propria mano di detti compagni, pro quanto a lo intaglio se habbia  observare il desegno del quatro grande similmente soscritto di detti compagni, che si conserva in potere di detti SS. Governatori et che li quatri habbino da essere sfondati, almeno un palmo et terzo che solamente le  rose che stanno in mezzo li quadri piccoli habbiano ad essere de relievo, et tutti l’altri quatri de pittura et questo per integro prezzo de tutta detta opera come legnami, intagliatura, squadratura, chiovi, catene et ogni altra spesa per servitio di detta opera, sta che non resta altro che fare solo la pittura et innoratura per prezzo de  ducati 2250 delli quali declamano haverno receputi ducati 600 per mezzo del Banco di detta Santa Casa et lo restante se li promette pagar lavorando pagando. (La bottega…, cit.).

 

Questa pagina è stata composta con il contributo della dottoressa Adelaide Pirolo

N. B. Questo argomento è completamente inedito per la storia di Solofra. Si prega di citare il sito e l’anno.

 

 

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Articolo su “Il Campanile” periodico solofrano

 

 

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