I Solimene di Serino
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Canalarte, Serino, 2003
Presentazione
di Francesco Barra
La
ricerca di Ottaviano De Biase sulle "radici" di Angelo e Francesco
Solimene (questa la forma del cognome riportata dai documenti originali) ricostruisce
un intricato, controverso e sin qui sostanzialmente oscuro milieu familiare. Attraverso
un paziente, accurato e sistematico spoglio di registri parrocchiali e di
protocolli notarili della Serino del '5-600, De Biase stabilisce finalmente
in maniera incontrovertibile l'albero genealogico di quel ramo della famiglia
Solimene a cui appartennero i due grandi artisti. Compito non facile,
peraltro, perché la documentazione ci riporta ad un casale di Serino, Canale,
caratterizzato da una tipica struttura demografica familiaristica; Canale è,
infatti, un tipico casale di lignaggi, tra i quali un ruolo dominante occupa
appunto, nei suoi svariati rami, la famiglia Solimene. Non è stato quindi
facile districarsi tra numerosi rami collaterali e risolvere i frequentissimi
casi di omonimia. In
quanto all'origine del ceppo familiare, De Biase propende per una derivazione
araba. Si tratta in realtà dell'ebraico Sulayman = Selomoh = Salomone, che ci
riconduce inequivocabilmente alle genti di tale stirpe, presenti sin da epoca
antichissima nel Serinese-Solofrano, ed ulteriormente rafforzate
dall'emigrazione forzata dalla Sicilia dopo l'espulsione del 1492. La
laboriosità, l'ingegno e le capacità imprenditoriali (Francesco Solimena,
oltre che straordinario artista sarà anche abilissimo imprenditore di se
stesso, riuscendo ad accumulare una fortuna e a nobilitare la famiglia con
l'acquisto del marchesato di Altavilla Silentina) caratterizzano del resto
efficacemente tutti i Solimene, un cui ramo, fatta fortuna nell'amministrazione
dei feudi dei Caracciolo, si trasferirà ad Avellino nella seconda metà del
secolo XVII, dominando la vita politico-amministrativa della città per tutto
l'800. L'accurata
e meritoria ricerca di Ottaviano De Biase, una volta risolti gli spesso intricati
problemi genealogici, ci restituisce la realtà di un ambiente familiare
modesto ma non disagiato, caratterizzato dalla pluriattività. I Solimene
infatti, pur legati al mondo agricolo, essendo proprietari di microfondi e di
selve castagnali, risultano sostanzialmente sempre trasversali e mobili
professionalmente, esercitando diverse attività artigianali, commerciali e
imprenditoriali. Il padre di Angelo e nonno di Francesco, il patriarca Orazio
(morirà vecchissimo - specie per quell'epoca - a novant'anni nel 1668), era
infatti proprietario di una cava di pietre con relativa fornace a Turci e
affittuario di mulini feudali, e per le sue capacità gestionali apprezzato
amministratore e cassiere di chiese e congreghe. Dal
matrimonio di Orazio con Angela Perreca, sorella del parroco di Sant'Andrea
Apostolo di Solofra, nascerà Angelo (1629-1716), che verrà introdotto appunto
dallo zio sacerdote alla corte degli Orsini di Solofra e alla bottega di
Francesco Guarini. Era l'avvio di una straordinaria avventura artistica, che
culminerà col figlio Francesco, nato a Canale il 4 ottobre 1657, all'indomani
della catastrofica peste dell'anno precedente, e destinato a diventare uno
dei giganti della pittura del Settecento europeo. Della
ricostruzione documentaria, attenta e puntuale della protostoria" dei
grandi Solimene siamo pertanto grati ad Ottaviano De Biase. |
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