TOPONOMASTICA SOLOFRANA

 

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Studio storico-critico dei Toponimi solofrani

 

Lo stradario

 

Ubi dicitur

Un libro sulla Toponomastica solofrana

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I toponimi di origine italico-sannita

 

Il toponimo solofra deriva dall'osco solofri corrispondente al latino saluber, aggettivo contrapposto ai pestilenziali acquitrini della pianura campana che gli antichi pastori lasciavano nei loro trasferimenti transumantici percorrendo il tratturo fluviale del flubio-rivus siccus verso la valle del Sabato.

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stemmasolofra

Starza indica un luogo sannita di stazionamento ed è quello dove sono venute alla luce negli anni settanta le tombe sannite solofrane.

Castelluccia (dall’osco-umbro castru) indica una arx sannita sulla via di passaggio dalla valle dell’Irno a quella del Sabato.

Toro (dall’umbro turu) è ricorrente nella toponomastica sannita e si richiama all’uso di questo popolo di spostarsi durante le Ûprimavere sacreÜ sotto la guida di un questo animale con cui solevano dare i nomi ai loro insediamenti. Con questo nome è indicato un antico casale non distante dalle tombe di starza, dalla via di accesso alla conca (il tratturo transumantico fluviale) e da Castelluccia.

Mai (monti a sud) è quello di una ninfa italica, dea del principio della vita e della primavera. 

L’immagine del sole nello stemma si riferisce al culto al sole portato nella conca solofrana dai coloni orientali introdotti sia da Silla che da Alessandro Severo nell’insediamento romano di Abellinum da cui dipendeva quello di Solofra

 

I Sanniti nella conca solofrana

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Toponimi legati alla concia

 

 ConceriaPrudente1

Caprai (località sui monti ad est) indica la primitiva attività che ha permesso l'instaurarsi in loco della concia.

Campo del lontro (località sui monti ad est) indica un tipo di vasca seminterrata per la concia.

Cantarelle (vallone che parte dai monti ad est) prende il nome dal cantaro (dial. sol.) che è una vasca per la concia (lungo di esso sorsero le concerie dei rioni Fontane soprane e Fontane sottane)

De li burrelli (antico casale intorno alla Collegiata di S. Michele che dal XVI secolo si chiamò pie’ S. Angelo) si riferisce ai burri che sono vasche per la concia.

Cortina del cerro (antico casale detto poi Casate e quindi Volpi) prende il nome da una quercia, il cerro, il cui frutto (la galla), anch’esso chiamato cerro, era usato come prodotto conciante.

Scorza (località montana sui monti a sud) si riferisce alla scorza di castagno e di quercia, usata nel processo di concia.

Balsami (antico casale a sud-est) si riferisce alle sostanze balsamiche emollienti ed odorose che si aggiungevano ai grassi con cui venivano ammorbidite e rese flessibili le pelli.

 

La concia solofrana

 

 


IL TOPONIMO “SOLOFRA”

Con questo studio il linguista Giovanni Alessio dimostrò, seguendo due strade, una semantica l'altra etimologica, l'origine italica del toponimo Solofra.

Nell'Irpinia, in provincia di Avellino, si trova la cittadina di Solofra, il cui tema ritorna a sud nel nome del fiume Solofrone (CTI, Salerno, 41 B4). Ci troviamo evidentemente in presenza di un relitto italico col suffisso -f r o- = lat. -b r o-, che appare non solo in voci del lessico sopravviventi nei dialetti romanzi del Mezzogiorno, come nap. attufr , salern. attruf , che presuppongono un osco o c t u f r i , REW3. 6036,3 = lat. o c t o b e r , abr. vafr , vafron , cal. mafrune, sic. manfruni, da una forma italica attestata dal lat. v a f e r , REW3. 9120b, salent. kámfara, kanfre pl. "crusca d'orzo" da me ricondotto ad un osco *c á n t a f r u m = lat. c a n t a b r u m nella stessa accezione, o l'oscuro luc. (Picerno) kanifra "orzaiolo" forse in rapporto semantico col precedente ("orzo":"orzaiolo"), ma anche nei toponimi meridionali Bonefro (S. Severo, 30 F3), Massafra (Taranto, 43 A5) e Venafro (Napoli, 35 B4), ad occidente della sannitica V n f r u m di cui continua il nome.

Solofra mi sembra anche di chiara etimologia italica. Un osco *s o l o f r i- è infatti ricostruzione foneticamente ineccepibile da un i. -e. *solwo-dhli-s, formato col tema che ha dato il gr. (om.) ouloV, (att.) loV < l oV , il sanscr. sárvah, ecc., e col suffisso *-dhli- degli aggettivi latini in -b(i)lis, attestati anche dall'umbro (façefele, putifele), e, per dissimilazione, anche in -bris: a l e b r i s , c e l e b e r , s a l b e r.

In breve l'o. *s o l o f r i- corrisponderebbe morfologicamente e semanticamente al lat. s a l b e r , dove abbiamo però l'oscuro vocalismo radicale di s a l v u s, che ritorna nell'osco sala V "salvus", s a l a v s, umbro sal(u)vom, peligno salavatur = lat. s a l v a t o r , ed per influsso di s a l s, mentre le lingue romanze della penisola iberica (sp., port., catal., salobre "salzig" + s a l , REW3. 7554a) attestano anche s a l b r i s. Il vocalismo radicale o appare del resto anche nel lat. s o l i d u s , accanto all'imprestito italico s o l -l u s (s o l l u m Osce totum et soldum significat; s o l l o Osce dicitur id quod nos totum vocamus. Paul. Fest., ed. Thewrewk, 412, 428; umbro s u l- l u s "omnes"), con -ll- per geminazione espressiva, ma cfr. o. suluh "omnino" (?).

Purtroppo "malgrado qualche rudero d'età romana", che attesta l'antichità di Solofra, essa è ricordata con certezza solo nel 1042. La forma Solofre del Codex diplom. Cavensis sta in ogni modo a conferma del ricostruito *s o l o f r i -

Dal punto di vista semantico *s o l o f r i -, come si è detto, traduce s a lu b e r, aggettivo "souvent opposé à p e s t i l e n s", che ha dato il nome a due località della Calabria: Salubro e Salubroso, quest'ultimo di chiara fattura popolare. Questa denominazione di "salubre", contrapposto ai pestilenziali acquitrini della pianura campana, trova infine perfetta aderenza nella topografia di Solofra "situata a 400 m. di altitudine, in una valle amena, irrigua e ferace, cinta tutt'intorno di monti alti e pittoreschi", sì da costituire un rinomato "centro di villeggiatura estiva". Ma se anche la mia interpretazione semantica paresse dubbia, resterebbe l'inquadramento di *s o l o f r i - nei derivati dell'i. -e. *solwo-.

(Da G. Alessio, L'origine italica del toponimo Solofra (Avellino), in "Rassegna di scienze storiche, linguistiche, filologiche", Milano, XVII (1943), pp. 88-89).

 

 

 

 Il valore della toponomastica 

Il toponimo è il nome di un luogo. Un nome che questo luogo ha avuto in un determinato momento della sua storia e che di questo luogo esprime una qualche cosa: l'esistenza di un bosco o di una palude, la casa di una famiglia, un certa attività che vi si svolgeva e via dicendo. Ecco allora che il toponimo si carica di un significato storico che diventa di grande importanza poiché è capace di dare delle informazioni preziose, quasi uniche, e non comunemente individuabili nei documenti. Essi sono importanti reperti linguistici - con lo stesso valore dei reperti archeologici - di grande utilità per chi vuole ricostruire la storia di quel luogo o individuare qualche suo essenziale elemento; indubbiamente hanno una grande importanza per ogni ricostruzione storica. Sono stati i toponimi a far individuare il percorso della strada sannita e romana della Castelluccia, sciogliendo un problema che altrimenti non si sarebbe potuto risolvere; e ancora i toponimi hanno permesso di trovare il tragitto della via salmentaria (anche questo nome è estremamente significativo) che dalla Consolazione giungeva a Turci evitando il paese. E che dire poi del toponimo Solofra? Quando nel 1943 il linguista Giovanni Alessio, dell'Università di Napoli, dimostrò l'origine italica del toponimo - appunto Solofra - si rammaricava che non vi erano qui da noi testimonianze sannite, che poi furono scoperte trenta anni dopo, quando si trovarono le tombe lungo la collina di starza. É questo un caso significativo che evidenzia tutta la valenza del toponimo, che, prima e indipendentemente dalla documentazione archeologica, già aveva dato l'esatta informazione della primitiva realtà solofrana. E di toponimi direttamente legati alla realtà sannita o esprimenti l'impronta sannita presente da noi è pieno il territorio solofrano, a testimoniare che l'insediamento fu di una certa consistenza. D'altra parte una gente che affida i propri cari ad un territorio deve avere con esso un legame particolare e deve averlo messo sotto la protezione dei propri dei, come esattamente fecero i sanniti primi abitanti della nostra conca.

E che dire degli antichissimi toponimi legati alla concia? Ce ne sono tanti e significativi - scorza, cerro, burrelli, balsami, cantarelle - sparsi sulle prime falde dei monti a sud e ad est. Tra tutti vale citare quelle fosse a cielo aperto coperte da rudimentali tavolati che i pastori usavano per tenere nei bagni di tannino le pelli dei loro animali. Una di queste era il lontro, una fossa che nel Mezzogiorno aveva questa precisa funzione, nome che non ha niente a che fare con la capitale inglese, come pure viene rovinata la denominazione di questa località solofrana di grande significato storico, perché lega questa nostra attività alle sue più antiche origini.

Solofra ha nei suoi toponimi una ricchezza straordinaria che difficilmente si trova in altri luoghi, nomi essenziali e profondi che ci permettono di scendere nelle viscere del passato, in quella quotidianità essenziale fatta di piccole cose, gesti o azioni, che costituiscono l'ossatura primaria della vita solofrana. Il poter recuperare tutta questa ricchezza non è difficile, essa risiede negli archivi e nelle mappe catastali, dove si scoprono nomi straordinari perché capaci di darci informazioni irripetibili. Eppure questo recupero in parte già è avvenuto a Solofra e in questo siamo stati fortunati. É avvenuto quando si è sviluppata la zona industriale, allora l'industria che vi si insediava, non avendo un nome da dare alla strada da poco aperta dove prima c'erano i campi, ha preso quello che aveva trovato nella mappa catastale del luogo. Ed ecco emergere nomi come nodi, carrano, galdo, coste di Santa Maria, bussoli (e non bussola) e tanti altri che sono unici testimoni di una precisa realtà solofrana. Essi ora come fasci di luce illuminano un pezzo del nostro passato che essendo minimo e quotidiano avrebbe rischiato di rimanere nel buio e che invece una precisa situazione ha permesso di recuperare. Facciamo dunque che non venga perduta tutta questa ricchezza e che il nuovo stradario accolga nel nome nuovo da dare alle strade - che sia quello di un personaggio solofrano o quello di un paese con cui il nostro commercio si rapporta, come proponeva "Il Campanile" nell'ultimo numero - anche il nome antico della zona in cui si trova la nuova strada.

Solofra ha l'opportunità di fare ancora un'altra operazione nel titolate le numerose strade che attendono un nome, quella cioè di individuare alcune "strade storiche", quelle ricche di passato, un passato che si manifesta nei tanti nomi che esse ebbero, e di fornire loro una "targa storica" - lo hanno fatto tante città italiane, vedi Siena per esempio - nella quale siano riportate tutte le titolazioni precedenti. Sarà una operazione atta a individuare e precisare i vari periodi della loro lunga esistenza. Prendo ad esempio la odierna via Regina Margherita, che ha fissato nel nome un periodo dell'Ottocento quando l'Italia unita dei Savoia esprimeva con tali titolazioni la nuova realtà italiana. Ebbene questa strada dalla fine del XVI secolo si chiamava via Pie' S. Angelo, indicando la sua collocazione lungo la collina sulla cui sommità sorgeva la chiesa di S. Angelo, come ancora per molto tempo si chiamò la Collegiata. Ma ancora prima essa costituiva il centro di un casale detto "de i Burrelli" (i burri erano vasche per la concia delle pelli). Ed ecco individuata una stratificazione storica che merita di essere ricordata in una targa perché anche così si dà valore alla nostra realtà, individuando la sua storia antica degna di essere conosciuta e conservata.

La nominazione delle strade è una cosa seria, è il paese che si nomina, che si individua e si qualifica, e farlo con personaggi che hanno dato lustro alla nostra cittadina - e Solofra ne ha tanti più di ogni altro paese - o farlo col richiamare eventi, attività, nostre qualità, significa dare al nostro paese un segno della sua realtà più profonda che non fu una realtà da niente. Ricordiamoci che a scuola la prima cosa che si fa con i ragazzi che studiano il territorio, prendendone possesso, è partire dal toponimo, dal nome della strada o del posto, dal personaggio a cui si intitola, e attraverso questo percorso guidarlo ad una delle scoperte più belle che possa fare un abitante di un luogo.

(Da "Il Campanile", 2003).

 

 

A PROPOSITO DEL TOPONIMO "SOLOFRA"

 

Da più parti mi è venuta la richiesta di chiarire la questione del toponimo "Solofra", sul cui significato ci sono parecchie versioni. Se le prendiamo in considerazione vediamo che sono tutte plausibili ma oggi abbiamo la possibilità di fare chiarezza.

Cominciamo con le versioni, diciamo così popolari, quelle non supportate da alcuna scientificità. Esse sono "sola fra i monti", considerando l’isolamento di Solofra, una volta così nascosta tra le montagne, oppure "sole fra i monti", considerando ancora la sua posizione o il suo stemma. Queste sono interpretazioni molto suggestive ma non sono quelle esatte.

Poi c’è la versione più colta, latineggiante, di "soli offerens", riferita al culto al sole che si diffuse in questa conca nel periodo romano. C’è ancora la versione data da Francesco Scandone, il grande storico di Montella che nelle sue ricerche ebbe la possibilità di raccogliere molti documenti irpini, tra cui anche alcuni di Solofra. Costui per il toponimo "Solofra" avanzò l’ipotesi che provenisse fa "zoll" e "fara", e cioè "terra di dogana" (zoll) gestita da una "famiglia longobarda" (fara), che faceva risalire la nominazione di Solofra all’insediamento longobardo. Era un’interpretazione molto calzante ma non poteva essere vera poiché il nome ad un luogo viene dato dai suoi primi abitanti, che non furono i Longobardi, a patto che Solofra non avesse prima un altro nome.

I primi abitanti solofrani furono i Sanniti e questo Scandone non poteva saperlo, visto che le testimonianze della presenza sannita a Solofra sono venute alla luce solo negli anni settanta, quando lo storico montellese era già morto. Bisogna dunque andare ai pastori sanniti per trovare l’origine del toponimo. Questi pastori non hanno solo abitato la nostra conca ma vi hanno seppellito anche i loro morti, non potevano quindi non dare un nome al luogo, a cui affidavano i loro cari. E se vediamo bene da noi ci sono tanti e tanti nomi di origine sannita, riferiti a elementi sacri per questi pastori; come dire essi affidarono i morti ad un luogo che era diventato sacro attraverso l’imposizione dei nomi. Sacri per questo popolo erano gli animali e le piante e a questi elementi della natura solevano dedicare i luoghi dove abitavano. La nostra conca è ricca di tali nomi, da "Toro" a "Volpi", a "Garofalo", a "Faggeto", a "Sorbo", a "Balsami", a "Sambuco, a "Melito", a "Cerzeta", a "Cerro" e via dicendo. C’è poi "Mai", il nome dei monti a sud, che riporta quello di un’importante divinità italica (i sanniti erano un popolo italico), Maia, dea dei boschi, della salubrità e della primavera, che, insieme a Garofalo, venne dato ai nostri monti più belli che proteggono la conca a sud, dove, in più, c’era il confine del territorio sannita.

Ma ritorniamo al toponimo "Solofra". Nel 1943 Giovanni Alessio, un professore di glottologia dell’Università di Napoli, studiando l’origine di diversi toponimi meridionali si imbatté in "Solofra" e con una dimostrazione linguistica ne fece risalire l’origine alla lingua italico-sannita (osco-umbra) e precisamente a salufer, che poi i romani trasformarono in saluber e che significava appunto luogo salubre. Questi pastori, faceva osservare il professore nello studio linguistico dove espose tale dimostrazione, nel ritornare dalla pianura salernitana, dove soggiornavano d’inverno e che era piena di acquitrini malsani e maleodoranti, trovavano invece la conca ricca di acque e di vegetazione, quindi salubre, e continuava "peccato che a Solofra non ci sono testimonianze della presenza sannita". Nel ’43 infatti non c’erano tali testimonianze che vennero alla luce negli anni settanta dando ragione, dopo trenta anni, al glottologo calabrese.

Siano giunti alla vera etimologia del termine "Solofra, che viene riportata nel Dizionario dei toponimi italiani pubblicato dalla UTET di Torino, e che non distrugge tutte le interpretazioni precedenti che servono per punteggiare il percorso storico dei tentativi di andare alle origini di qualche cosa che è importante. I toponimi infatti sono espressione di ciò che fu un luogo.

(Da "Il Campanile", 2003).

 

 

 

Per approfondire: G. Alessio, L'origine italica del toponimo Solofra (Avellino), in "Rassegna di scienze storiche, linguistiche, filologiche", Milano, XVII (1943), pp. 88-89; Dizionario di toponomastica, Utet, Torino, 1980, s. v.; M. De Maio, Alle radici di Solofra, Avellino, 1997; Ubi dicitur. Storia della toponomastica solofrana, Salerno, 2005; S. Giliberti, Dizionario dialettale solofrano, Vicenza, 1986.

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